Livio Gigliuto, Vicepresidente dell'Istituto Piepoli, intervistato da Nadia Boffa dell'HuffPost, spiega i perché della vittoria schiacciante di Beppe Sala. "Mai un sindaco con così tante preferenze a Milano. Merito della sua campagna attenta al territorio".
“Alla fine, rispetto al primo turno del 2016, ho preso un quarto dei voti in più. E lo dico non solo per l’orgoglio di aver convinto un quarto dei miei elettori in più.
Ma anche per precisare che l’astensionismo non è a casa mia, chi ha avuto fiducia in me è andato a votare in maniera convinta”. Lo ha sottolineato più volte Beppe Sala, rieletto sindaco di Milano: “Il caso del capoluogo lombardo è diverso da altre città”. L’ex manager è stato infatti eletto al primo turno con il più altro gradimento nella storia della città. Ha ottenuto il 57,73% dei voti. Non era mai successo prima. Gabriele Albertini, altro sindaco che al secondo mandato è stato eletto senza bisogno di ballottaggio, nel 2001 si era fermato al 57,54%.
Secondo Livio Gigliuto, Vicepresidente dell’Istituto Piepoli, sono tre gli elementi che hanno portato ad una vittoria schiacciante di Sala. Innanzitutto la figura del neo sindaco, “che si porta dietro i voti dei moderati e verso cui c’è ancora grande riconoscenza per l’Expo”. Poi un candidato di centrodestra “definito dagli stessi esponenti non particolarmente performante”. Infine la coalizione di centrodestra, “che si è presentata alle amministrative completamente disunita, diversamente da quella che è la sua tradizione”. Anche secondo l’europarlamentare Pierfrancesco Majorino, Assessore alle Politiche Sociali, alla salute e ai diritti per i primi tre anni del primo mandato Sala, la vittoria è dipesa da diversi fattori. Il neo sindaco è stato premiato per “la grandissima capacità, unica a livello nazionale, di parlare a mondi diversi. Si è occupato di diritti, dello sviluppo, dell’inclusione sociale, della trasformazione ambientale” racconta Majorino. Proprio l’aver trattato diversi temi ha tolto, secondo l’europarlamentare, “argomenti forti alla destra”. Bisogna poi considerare, aggiunge Majorino, che “buona parte dell’elettorato di destra questa volta ha scelto di non votare e ciò ha permesso alla sinistra di racimolare voti”.
L’avversario di Centro-Destra era il pediatra Luca Bernardo, che ha raccolto solo il 31,9% delle preferenze e che però ha sottolineato come sarebbe stato difficile fare di più. “Forse con un po’ di tempo in più le cose sarebbero andate diversamente”, ha commentato ieri. Secondo il neosindaco Sala la sua vittoria schiacciante deriva anche dal fatto che il centrodestra ha scelto un candidato che ha fatto una campagna elettorale in cui “ha sbagliato a dare una descrizione troppo negativa di Milano”.
Il caso del capoluogo lombardo è peculiare se si pensa che il dato dell’astensionismo, anche in una città tradizionalmente molto vicina alla politica, quest’anno è stato particolarmente alto. Ha votato il 54,65% dei milanesi. Una cifra in linea con quello di Torino e Napoli, dove la partecipazione al voto è stata la più bassa di sempre, e di Roma, dove è sensibilmente diminuita. Nonostante l’alto numero di astenuti Sala ha portato a casa un risultato non scontato, visti i ballottaggi ottenuti invece a Torino e Roma. Il neo sindaco ha vinto infatti in tutti e 9 i municipi. “Se si analizza il dato dell’affluenza a Milano, così come nelle altre città, ci si accorge che sono state soprattutto le periferie ad astenersi dal voto. E il centro a Milano ha votato in maggior parte proprio Sala. Ecco quindi che questa è una concausa della sua netta vittoria”, spiega Gigliuto.
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